AssociazioneAmami

ASSOCIAZIONE per i MEDICI
ACCUSATI DI MALPRACTICE INGIUSTAMENTE

Libro Bianco

COSA FARE?

Egr. Dott. Maurizio Maggiorotti

Sono un ortopedico di circa cinquantacinque anni e da circa ventotto lavoro presso un ospedale di Napoli, nel quale effettuo circa trecento interventi di Chirurgia ortopedica l'anno, la maggior parte come operatore ed altri come Aiuto al campo.

Fino all'anno 2000 non conoscevo cosa fosse una citazione per risarcimento danni (forse sono stato eccessivamente fortunato), ma da allora è cominciato un periodo in cui si è scatenata una vera bufera di richieste di risarcimento. La prima forma di solidarietà che ho ricevuto è arrivata dalla mia assicurazione che mi ha disdetto il contratto di copertura assicurativa che durava da più di quindici anni e che non aveva, fino a quel momento, nessuna denuncia di sinistro. Come se non bastasse a tale solidarietà si è accompagnata quella dell'Azienda Ospedaliera alla quale non è sembrato vero che fossi assicurato, essendo essa scoperta dal contratto di copertura assicurativa.

Il primo gentiluomo che ha osato chiedere un risarcimento di un miliardo e duecento milioni delle vecchie lire è stato un signore di circa cinquanta anni, dializzato ed afetto da “epatite C”, da me operato per una frattura pertrocanterica del femore di osteosintesi con chiodo gamma, il quale ha ben pensato di caricare la gamba già alla terza giornata, provocando lo sforamento del chiodo; la seconda è stata una dottoressa veterinaria di circa quarant'anni che ho sottoposto ad una artroscopia diagnostica di spalla i cui esami diagnostici specialistici (RMN – Tac, ecc.) non erano riusciti a chiarire l'origine dei suoi disturbi. L'artroscopia evidenziò che era affetta da una instabilità anteriore di tipo congenito e quindi rimandammo il problema alla chirurgia a cielo aperto. Chiaramente alla cara dottoressa nel corso dell'artroscopia non è stato procurato alcun danno iatrogeno e la spalla non mostrava nessun deficit funzionale particolare durante i controlli clinici effettuati successivamente, ma lei mi ha citato ugualmente poiché sostiene che nonostante l'artroscopia non le era cessato il dolore alla spalla. Ma l'artroscopia doveva avere solo un valore diagnostico...

Ultimamente un ennesimo atto di citazione mi è stato recapitato da una paziente che tre anni fa fu sottoposta ad una osteosintesi con fissatore esterno per una frattura scomposta dell'omero sinistro guarita in posizione più che soddisfacente, con un risultato del quale andavo fiero con i miei colleghi, tenendo presente la situazione di partenza. Evidentemente la signora non è stata del mio stesso parere, o almeno è stata mal consigliata, e mi ha citato, nonostante la frattura guarì nei termini fisiologici, per una fenomenologia strettamente legata alla frattura o perché ha dovuto rioperarsi, riferendo di patire disturbi funzionali della spalla e del gomito, problemi, a mio avviso, legati più ad una cattiva pratica fisioterapica che ad una cattiva condotta chirurgica. Tuttavia anche lei mi chiede trecento milioni di vecchie lire come risarcimento. A questo punto mi viene spontaneo pormi alcune domande alle quali spero che lei voglia aiutarmi a dare una risposta. E' possibile continuare ad andare avanti così: quando le cosa vanno bene una stretta di mano e niente più, quando il paziente è insoddisfatto del risultato, arriva invece questo linciaggio offensivo ed umiliante, basato su perizie di medici legali prezzolati ed ignoranti che ti accusano di imperizia e negligenza senza avere la benché minima conoscenza delle difficoltà incontrate, né delle tecniche utilizzate.

E, a voler aumentare il paradosso, la nostra retribuzione di medici ospedalieri è di cento € al giorno...

Possibile che non ci sia una soluzione? Siamo costretti a rimanere inermi e a farci sbranare da lupi famelici senza che nessun ci aiuti?.



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