AssociazioneAmami

ASSOCIAZIONE per i MEDICI
ACCUSATI DI MALPRACTICE INGIUSTAMENTE

Libro Bianco

UN AVVISO DI GARANZIA PER OMICIDIO COLPOSO CON ARCHIVIAZIONE DEL CASO IN ISTRUTTORIA. GLI EVIDENTI DANNI PSICOLOGICI, ECONOMICI E DI IMMAGINE NON VERRANNO MAI RIPAGATI.

La mia vicenda giudiziaria felicemente conclusasi con l’archiviazione della mia posizione in fase istruttoria mi ha causato una serie di danni dei quali non potrò mai essere risarcito. Ringrazio l’Associazione AMAMI perché mi permette di rendere nota tale vicenda e perché è stata l’unica che per lo meno mi ha ascoltato, non potendo procedere ad alcun tentativo di rivalsa.
Spero che in futuro esperienze come queste debbano essere evitate a chi come me, altro non fa se non il suo dovere di medico, quotidianamente, nelle corsie dei nostri Ospedali.

La cronaca:
Settembre 1995. La Sig.ra NL di anni 73, madre di 10 figli (non ha importanza clinica, esprime la forza della controparte!) viene ricoverata nel reparto di Medicina d’Urgenza dell’Ospedale S. Maria delle Croci di Ravenna per un dolore alla spalla.
Durante il ricovero viene sottoposta agli esami di laboratorio di routine che mostrano una significativa variazione degli indici di funzionalità epatica cui segue una ecografia che evidenzia calcolosi della colecisti. Un mio collega, consulente chirurgo, consiglia una ERCP. Questa viene eseguita il giorno 7-9. Fin dal pomeriggio dell’esame la paz. lamenta dolori addominali che si protraggono per tutta la notte, il giorno e la notte successiva.

In qualità di chirurgo responsabile in servizio (è anche sabato mattina) vengo chiamato dal Servizio di Medicina D’Urgenza e valuto che le condizioni della paz. sono di shock..
Gli esami di laboratorio, una ecografia ed una TAC urgente ci portano ad una diagnosi di pancreatite necrotico-emorragica. Trasferita la paz. in Rianimazione per far fronte allo stato di shock, si propone l’intervento quale estremo tentativo per trattare il caso. Informati i figli della situazione essi danno il consenso all’intervento e nel pomeriggio si procede alla chirurgia. Dato il quadro avanzato di pancreatite necrotico-emorragica con associata necrosi intestinale peraltro in una paz. in condizioni generali scadute, le mie possibilità di risolvere il quadro con un atto chirurgico sono molto limitate e procedo comunque a resezione intestinale e drenaggio della loggia pancreatica e della via biliare. Nonostante l’intervento, come era prevedibile, la paz. decede il giorno successivo.

I figli si recano immediatamente in Magistratura dal PM chiedendo giustizia perché in Ospedale hanno ucciso la loro madre. Arrivano 11 Avvisi di garanzia per omicidio colposo ai seguenti medici: tre della Medicina d’Urgenza che avevano in carico la paz., due della Gastroenterologia che avevano eseguito la ERCP, tre della Rianimazione che avevano seguito il caso durante l’ultima fase e tre chirughi, quello che aveva posto l’indicazione all’ERCP, al sottoscritto come primo operatore e al mio aiuto per aver eseguito l’intervento.

A questo punto si innesca un meccanismo perverso quasi Kafkiano (non molto dissimile da quello del “Processo” del noto Autore). Innanzitutto quando ne parli tutti ti guardano, ma tu hai la sensazione che non ti credano. Hai voglia a dire che l’avviso di garanzia ti garantisce, è quasi un marchio di colpevolezza. Se non ci entravi nulla, mica te lo mandavano! Devi prima giustificare il tuo operato alla Direzione Sanitaria e alla Medicina Legale del tuo Ospedale poi devi procurati un Avvocato al quale ti devi affidare ciecamente, ma non sai mai se questo lavora per te, per l’Ospedale o per …se stesso. Ti devi trovare inoltre un perito di parte che è un collega che fa il tuo stesso mestiere e che dovrebbe essere molto autorevole.
Di solito ci si rivolge al professore della tua Università a cui umilmente devi spiegare i fatti e sperare che sia veramente dalla tua parte. Io avevo (e tuttora ho) anche una assicurazione personale ad integrazione di quella ospedaliera e quindi dovetti dare lo scarico dell’avvenuto incidente (è così che le assicurazioni lo chiamano) anche in quella sede.
Ai funzionari dell’Assicurazione non interessa se tu hai delle responsabilità o meno nel caso, a loro importa che tu hai messo in azione la tua polizza e questo è grave perché l’assicurazione smette di guadagnare. Dopo qualche giorno, senza preavviso mi arrivò una lettera di ricusazione unilaterale dell’Assicurazione che mi impediva qualsiasi altro rinnovo del contratto.

Ma la cosa più pesante che dovetti sopportare dal punto di vista psicologico fu l’infamante campagna di stampa che si aprì nei giornali locali (Il Corriere di Ravenna).
Nelle locandine delle edicole della città si leggeva a caratteri cubiltali: ecco i nomi dei medici implicati nell’inchiesta per la morte della donna in ospedale. E per diversi giorni, con lucido sadismo, in occasione di qualsisasi episodio giudiziario relativo alla vicenda, furono riportati i nomi dei medici che avevano ricevuto l’avviso di garanzia. Dopo 5 anni, nel 2000, il mio caso fu archiviato insieme ad altri nove; furono rinviati a giudizio due medici della medicina d’Urgenza che poi furono condannati in primo grado ed assolti in appello.

Durante quei 5 anni ricevetti solo saltuariamente lettere dall’Avvocato che mi informavano dell’andamento dell’inchiesta. Non sono mai stato chiamato dal Pm o in tribunale o da qualsiasi autorità giudiziaria per spiegare la mia posizione o quale era il mio pensiero sulla vicenda. Con l’avvocato ho querelato anche il giornale per diffamazione, ma il diritto di cronaca dei giornalisti è sacro per cui non ho avuto alcun riscontro.

I danni:
1) Lo stress psicologico cui si viene sottoposti quando si è indagati per omicidio colposo è molto forte anche se non si ha nulla da rimproverarsi. Nei giorni più critici della vicenda non riesci a pensare ad altro e vieni distolto da tutti gli altri tuoi problemi. Si trascura quindi la famiglia e anche il lavoro ne risente pesantemente; se poi si è chirurghi tale situazione si riflette molto negativamente sul tuo operato. Il tempo libero viene annullato da quel chiodo che hai nella testa.
2) La ricusazione della tua Assicurazione ti impone di stipularne un’altra. E’ ovvio che una nuova ti costa sempre molto di più e poi c’è una domanda che ti viene fatta prima dell’accordo: Lei ha o ha mai avuto incidenti nello svolgimento del suo lavoro tali da attivare l’assicurazione? E’ chiaro quindi che io con una inchiesta in corso ho faticato molto ad ottenere una nuova polizza e se l’ho voluta ho dovuto pagarla cara.
3) Durante quel periodo ho riscontrato un significativo calo della mia attività ambulatoriale libero-professionale che non può essere messo in relazione che con la campagna giornalistica diffamatoria messa in atto. Oltre a questo, computabile in un numero di visite in meno eseguite, è ben più importante, e non monetizzabile, la “perdita del buon nome” guadagnata con anni di sacrifici e di dedizione al lavoro di chirurgo nel principale Ospedale della città.

Commento:
Da una esperienza di questo tipo non si può che uscirne amareggiati e delusi. I parenti della paziente deceduta hanno il diritto di sporgere denuncia all’Ospedale per il tragico evento. Il PM, che non è medico, fa il suo dovere ad inviare gli avvisi di garanzia per tutelare al massimo i possibili imputati. Il giornalista per diritto di cronaca può scrivere quello che vuole purchè sia vero. E i danni che io ho subito in tutta questa vicenda chi me li risarcisce ? Nessuno.

Ora ho ricevuto un altro avviso di garanzia per lesioni personali gravissime e ancora una volta non ho nulla da rimproverarmi, ma …è un’altra storia.


Dott. L. Solaini
Dipartimento di Chirurgia
Ospedale S. Maria delle Croci
Ravenna




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